Un virus che porta con sé non solo i sintomi fisici che trascinano l’individuo, il più delle volte, a stare in un letto di ospedale ma anche un malessere e una sofferenza psichica ed emotiva.
Un virus dentro “un altro virus”, l’emergenza sull’emergenza. Il nostro sistema psichico è in allarme, vive un senso di minaccia, di angoscia profonda. Si avverte una forte vulnerabilità, un senso di incertezza, una mancanza di sicurezza. Si trascorrono le giornate con mille e contrastanti stati emotivi, con la paura del contagio, la preoccupazione per i propri cari, il senso di incertezza di ciò che accadrà, un senso di impotenza e inefficacia per essere in balia, la rabbia per chi non rispetta le normative, la colpa per chi è infetto e può infettare… Un mix di emozioni che allarmano e che rallentano la percezione del tempo. Un tempo scandito da un ritmo lento, costernato da pensieri sparsi…da notiziari che raccontano di perdite umane. Siamo bombardati da stimoli attivanti e minacciosi che allertano il nostro sistema immunitario. E quando la persona vive costantemente una minaccia, reagisce costruendosi scenari catastrofici, terrifici, i pensieri negativi si accavallano e affollano la nostra mente. Questo ci disorienta, ci disorganizza, ci fa perdere il senso di padronanza.
In tutto questo “tzunami”, ci sono due buone notizie.
La prima, è che siamo EQUIPAGGIATI per FRONTEGGIARE LE EMERGENZE, abbiamo una mente capace di ADATTARSI alle peggiori condizioni, a supportare e attivare una RETE DI RISORSE interne e sociali che ci permettono di stare al mondo, di reagire agli stress. Pensiamo a come ci siano “riprogrammati” velocemente alla nuova condizione. Siamo riusciti ad attivare, per chi ha potuto, lo smart working. Ci hanno detto che dovevamo rimanere a casa, in isolamento, e noi più che mai abbiamo attivato una rete di relazioni sociali on line, tutti su skype, whatsApp, videochiamate, messaggi da amici lontani e vicini. Si vedono persone che comunicano dalle loro terrazze di casa, che salutano da lontano il vicino, che organizzano flashmob attraverso i social, dandoci appuntamento con torce e striscioni. Tutte questo ci deve far riflettere che abbiamo attivato una risorsa sociale diversa ma altrettanto potente. Abbiamo UNA MENTE RELAZIONALE E SOCIALE E SIAMO INDIVIDUI CHE HANNO BISOGNO DI COMUNICARE.
La seconda buona notizia è il potere PROTETTIVO E FUNZIONALE DELLE NOSTRE EMOZIONI.
È importante sentire la PAURA, viverla entro certi limiti, perché ci permette di difenderci, di tenerci lontano dai luoghi affollati, ci autorizza a rimanere a casa nonostante la noia…. Immaginiamo se non avessimo sentito la paura, se non ci fossimo preoccupati, avremmo sottostimato il pericolo e ci saremmo esposti al rischio del contagio. La paura ottimale ci preserva, ci custodisce. Ma attenzione a non iper-attivarla, a non generalizzarla, perché questa si può trasformare in panico o in comportamenti compulsivi come il costante lavaggio delle mani o preoccupazioni sul proprio stato di salute come misurare costantemente la temperatura corporea.
È naturale provare la RABBIA; siamo arrabbiati sul perché è successo tutto questo, perché a me, perché adesso. Trovare una motivazione ai fatti che accadono, dare un significato rassicura il genere umano, così come diventa “catartico” trovare il colpevole e puntare il dito. Ma anche questa emozione come tutte, se è sproporzionata, indebolisce le difese immunitarie.
È normale vivere il senso di NOIA. La noia ci espone a rallentare a reinventarci, a trovare nuovi stimoli, a sollecitare forme diverse di creatività…
È naturale sentire la TRISTEZZA per ciò che sta accadendo. La tristezza ci espone a ridefinire la scala dei nostri valori, a riconnetterci sui bisogni più autentici.
Adesso prendiamoci cura di noi e dell’altro, ascoltiamo le nostre emozioni con rispetto e orientiamo il timone della nostra vita per nutrire la speranza di un futuro migliore.
Dott.ssa Raffaela Massa, psicologa- psicoterapeuta