L’altro giorno, in un tranquillo e recluso pomeriggio da Coronavirus mia figlia di 7 anni irrompe nel silenzio dicendo:
– Mamma, ma il 3 aprile che è un venerdì, quando rientro a scuola faccio sempre 4 ore o tutta la giornata?
In quel momento sento scivolare un brivido di freddo lungo la schiena perché so che la mia risposta sarà una delusione per lei, quindi faccio fede a tutta la sensibilità a me concessa e le dico:
-Amore mio non sappiamo ancora se veramente il 3 aprile riapriranno le scuole.
In quell’ istante delle lacrime, come un ruscello che a fine inverno diviene torrente, riempiono i suoi bellissimi occhi nocciola.
– Mi dispiace tanto… Ma starai ancora un po’ a casa con babbo e mamma, faremo tante cose insieme.
In quel momento mi rendo conto di essere riuscita a contenere un po’ del suo dolore, ma la tristezza, la malinconia, il dispiacere sono ancora là, con lei. Ho capito che su quello non avrei potuto farci molto, che toccava a mia figlia fare i conti con quella tristezza, potevo solo sperare di avergli fornito, negli anni, gli strumenti giusti per riuscire a fronteggiarla, per riuscire ad accoglierla, accettarla per poter andare oltre. Questo credo che sia uno dei punti più importanti da comprendere come genitori, e come genitori che si trovano a fronteggiare lo stare a casa lottando contro il corona virus. Non possiamo proteggere i nostri figli dalle emozioni più scomode come la rabbia, la paura, la tristezza, la noia perché se queste arrivano…arrivano… Possiamo però insegnare ai nostri figli che provare queste emozioni non è spaventoso, non è intollerabile, ma è normale e che si può riuscire a gestire e comprendere ciò che ci muove dentro nella fiducia che chi ci sta accanto, può aiutarti nell’impresa.
In questo periodo il mio umore oscilla di continuo e spesso mi ritrovo malinconica o pensierosa sul futuro, ma un abbraccio o un sorriso mi richiama al presente come ad un dono del quale dobbiamo fare tesoro.
Mi capita spesso, soprattutto guardando il telegiornale di pensare in modo catastrofico:
– E se questo Corona virus durasse per sempre???
In quel momento davanti ai miei occhi compare un film fantascientifico, complottistico, in cui tutti gli esseri umani vivono sottoterra per evitare il CONTAGIO.
A quel punto l’ansia ha già preso il sopravvento su di me, la paura pervade la mia mente e il mio corpo fino a quando….una flebile vocina, che ha origine dal mio bagaglio professionale, irrompe e mi domanda:
– Caterina a cosa ti serve pensare a queste cose?
Improvvisamente il risveglio mi riporta al mio, sicuramente più sano, reale.
Immagino che questi pensieri, questi momenti colmi di ansie e di paure siano capitati anche a voi… Ecco una semplice domanda può ricollocarci nel giusto spazio temporale del qui e ora. Perché in questi momenti non possiamo pensare ad altro perché non sappiamo nulla di quello che potrà essere il nostro futuro.
Rimanere con i piedi per terra cercando di gestire al meglio le nostre paure e quelle dei nostri figli credo che sia una grande missione. In questo periodo siamo autorizzati a ritenerci tutti eroi, tutti grandi combattenti, ma per farlo, come spesso ci indicano anche alcune pubblicità, dobbiamo restare uniti.
La scuola nelle nostre case entra attraverso la rete, con le varie App di comunicazione di videochiamata. Mia figlia ha un appuntamento tre volte la settimana e compiti tutti i giorni. Quindi con pazienza e ottimismo mi siedo accanto a lei che con occhi svogliati osserva il quaderno. Faccio un bel respiro, attingo a tutte le mie risorse zen fino a quando lo spirito di Tarzan s’impossessa di me.
– Non hai scuola, e non hai voglia??? Ma sei fissa a casa!!!!
Ecco nel sentire uscire dalla mia bocca queste parole mi rendo conto della tragedia…”Sei fissa a casa…” Vivere questa condizione non è facile per nessuno, figuriamoci per i nostri figli. Non possiamo esimerli dal loro dovere… Ma possiamo proporgli un post-studio di leggerezza.
– Dai tesoro finiamo presto che poi stasera facciamo un super partitone di Monopoli…di nascondino…di gioco dell’oca…di mercante in fiera…
Non possiamo alleggerire il dovere, ma possiamo rendere il tempo libero ricco di sana leggerezza. Questo tempo può essere un dono, un dono per ritrovare una dimensione relazionale dimenticata.
Come avrete notato la mia esperienza non è diversa dalla vostra, l’essere psicologa psicoterapeuta non mi offre in modo incondizionato la medaglia di bravo genitore. Ho chiaramente degli strumenti in più, ma questo non mi impedisce di sbagliare. Ma non è importante fare tutto giusto, è importante capire quando si sbaglia ed in questo fortunatamente i nostri figli ce lo fanno capire direi quasi sempre in modo molto chiaro, a volte spietato direi…
Facciamo di questo tempo una dimensione del qui e ora che ci permetta di poter usufruire della grande risorsa che abbiamo: la relazione.
Attraverso l’amore, il rispetto e la voglia di condividere momenti possiamo rendere questo spazio temporale qualcosa di veramente prezioso.
A volte mi trovo a pensare di parlare al telefono con i miei nonni che ormai non ci sono più da anni ed in questo giorni immaginavo la nostra conversazione:
-Ciao nonno, lo sai qui è scoppiato un virus che ha creato una tragedia, molte persone muoiono e noi siamo costretti a restare a casa… Siamo in guerra contro un virus con la corona.
– Davvero!!! E le bombe? Questo virus distrugge case? Affama la gente? Non avete cibo? Non avete dove andare? Potete coprirvi? Ricordo la mia guerra e il suono delle bombe lo sento ancora nelle orecchie, a volte la notte mi capita di svegliarmi sognando di essere ancora in Libia.
– No nonno, abbiamo tutto, cibo, casa, televisione e possiamo dormire ancora nei nostri letti, dobbiamo solo restare a casa e sperare che nessuno si ammali.
– Che strana guerra la tua… Allora fai una cosa: resta a casa, mangia bene, gioca tanto e goditi il tempo che hai, ringraziando di non essere malato.
Ecco questo è quello che immagino e che mi fa pensare che nonostante tutto siamo fortunati. Prendiamocelo questo tempo, facciamolo nostro, scegliamo come vivercelo, regaliamocelo e… semplicemente teniamoci stretti.
Dott.ssa Caterina Borghini, Psicoterapeuta Familiare